Lucia è ad una cena di lavoro.
Abbiamo fatto il test e si è scoperto perché a me piacciono cose come vino rosso, extrafondente 99%, carni rosse, roba piccante, mentre lei preferisce prosecchini, risottini al limone, spigole al sale con filo d’olio.
Lei è una ipersensitiva, io un tollerante. Siamo agli antipodi gastronomici.
Ma questa sera sono in libera uscita e rispolvero uno dei pezzi forti della mia cucina da studente:
Lo stufato selvaggio del Kazakistan.
Ovviamente col Kazakistan non ha niente a che fare. Ma ai minchioni suonava abbastanza nomade della steppa che mangia al bivacco.
Innanzitutto mi raccomando a San Maillard: rosolo e rosolo e rosolo il mio pezzo di biancocostato, finché non diventa brunito. Che tutti gli aminoacidi si uniscano ai glucidi, che nascano tante nuove molecoline di bis(2-metil-3-furil)- disolfuro!
Quando il fondo della pentola è completamente incrostato, tolgo dal fuoco e sciolgo le croste con due o tre cucchiaiate di aceto balsamico.
A parte ho stufato due cipolle rosse, una carota e una costa di sedano con un po’ d’acqua, olio, aceto bianco, sale, un pizzico di erbe aromatiche. Quando le verdure sono cotte, faccio asciugare e rosolo per cinque minuti. Poi verso sulla carne. Aggiungo anche un cucchiaio di estratto di pomodoro e due perini rossi maturi. Il pomodoro è ricco di glutammato e il glutammato è saporito.
Guardo il tubetto della pasta d’acciughe. Anche la pasta d’acciughe è ricca di glutammato. Spremo - non spremo – spremo - non spremo - spremo.
Poi decido che va bene anche senza.
Se non s’è ancora capito, sto cercando uno shock per le mie papille. Sono mesi che mi nutro di pietanze delicate, vini leggeri. Voglio che il sapore di questo stufato si imprima definitivamente sul mio palato, che insaporisca i cibi insipidi dei prossimi giorni.
Tre mestoli d’acqua e chiudo la pentola a pressione. Cuocio per 60’.
Fame.
Sono agitato, salivazione impetuosa.
Apro il frigo, guardo la maionese.
No! Resistere-resistere-resistere.
Chiudo. Accendo la tv. Non c’è una beneamata fava.
Ancora mezz’ora. Merda.
Trito il prezzemolo. Lo polverizzo.
Apparecchio la tavola. Preparo la macchina fotografica. Ancora dieci minuti. Stabilisco su due piedi che 50 minuti di cottura sono più che sufficienti. Apro tutte le valvole e faccio sfiatare la pentola a pressione. Guardo dentro e quello che vedo mi soddisfa: il fondo è molto ristretto.
Tiro su la carne, frullo le verdure. Verso la passata nella ciotola. Poi la carne.
Spolvero di prezzemolo, due giri di macinino, filo d’olio.
Mi verso il vino. Cerasuolo di Vittoria DOCG. Qualche decennio fa lo usavano ancora come vino da taglio.
Ci siamo.
Sto per assaporare il primo cibo saporito da mesi a questa parte.
So già che la mia mente tornerà indietro. A quando coi minchioni si mangiava focaccia con le cipolle, amatriciana, puttanesca. Taleggio, gorgonzola, fontina.
Ricorderò i salumi affumicati di Tomek, con una punta di cren polacco, accompagnati da Zubruvka ghiacciata. Vodka secca, altro che tocai. Altro che riesling.
Adesso scusatemi, devo lasciarvi.
Auguratemi buon viaggio.
Lucia: Amoreee! Sono tornat… CRISTO SANTO!
Renzo: Buurrrrp!
Lucia: Ossignùr, cos’è questa puzza? Hai fatto un barbecue con le finestre chiuse? Hai preparato il rancio per la truppa?
Renzo: Massì, massì… che vuoi che sia…
Lucia: Apriamo tutto! Uff, finalmente si respira!
Renzo: Allora, com’è andata la cena di lavoro?
Lucia: Abbiamo mangiato benissimo!
Renzo: Cos’hai preso? Risottino ai carciofini pallidini? Fettina di polletto bollito con insalatina delicata? Ravioli di magro agli inodori?
Lucia: Sì, ravioli! Sai quei casoncelli bergamaschi? Quelli burro salvia e pancetta affumicata? Saporitissimi. E poi un arrosto di coppa che non ti dico, bello tostato. E mi sa che ci ho bevuto sopra troppa barbera. Ragazzi che cena!
7 commenti:
Il tuo stomaco che ha poi detto?
Andiamo per ordine. Il palato ha avuto quello che cercava e ha ringraziato sentitamente. Lo stomaco ha borbottato qualcosa che tradotto in italiano suonerebbe più o meno così:
«Deficiente, credi di avere ancora vent'anni?!?»
:))
Mi piace lo stufato selvaggio! Si confà a certi cow boy moments che capitano anche nella vita di una donna "sensitive" (ho fatto il test).
Eppure mi rifiuto di bere vino rosso, e la mia monomania per i bianchi secchi e evanescenti è nota come un incubo tra i miei amici. Io berrei prosecco anche sullo stufato kazaco... ma no, via. Diciamo che ci berrei un paio di birre.
PS Capisci perché ho aperto un blog che si chiama come si chiama? Per riuscire a distrarmi e superare quella tremenda mezz'ora!
@esmeralda
Adesso ho capito cosa c'è dietro certi tuoi post furiosi!
fantastica l'idea dello shock alle papilleee!!! :D
bellissimo davvero, fa venire voglia di biancostato :D!
@ vivi
Ho fatto decisamente di peggio! In fondo questo è uno stufato saporito. Ma ricordo certe paste che neanche un calabrese.
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