giovedì 25 ottobre 2007

Quattro buoni motivi per andare a vedere Ratatouille


Per prima cosa Ratatouille è divertente, spettacolare, ben fatto. Non manca un rassicurante lieto fine. Per cui è un perfetto cartone per bambini. Ma si presta a svariate letture, meno bambinesche.


Innanzitutto una lettura culinaria. Mi fa notare Cavoletto (il mio riferimento web-culinario) che in Ratatouille c'è una gran cura e precisione in tutte le informazioni che riguardano il cibo e il mondo della ristorazione:

"nel film, ad un tratto vedi il topolino che prende una teglia, ci fa colare qualcosa che sembra una salsa al pomodoro, ci adagia delle rondelle di verdure, ricopre il tutto (cosa che mi ha letteralmente basita, cavoli stiamo parlando di un flm per bambini!) con un foglio di carta da forno, e in finis serve una torretta (tipo millefoglie, o quasi) di una cosa che potrebbe si essere ratatouille ma di certo non una ratatouille classica."

Be', Cavoletto è una che non si accontenta. Fa una ricerca, scopre il nome del consulente gastronomico del regista, cerca il suo libro di ricette e ripropone sul blog una "Ratatouille di Ratatouille" filologicamente impeccabile.



Terza lettura
. Per Leonardo, R. è una metafora dell'emigrazione e dei relativi problemi d'integrazione. Il topo Remi lascia la sua famiglia e si inserisce nel mondo degli umani. Presto scopre di non essere né un vero topo né un umano, non è a casa né con gli uni né con gli altri. I topi di R. non sono "antropomorfizzati". Sono ratti. In cucina non possono stare, sono bestiacce sporche e immonde.
Emigrazione. Integrazione.

Quarta lettura. Ratatouille è una metafora della rivoluzione popular, quella rivoluzione celebrata dalla copertina del Times, Person of the year 2006: YOU. "Il ristorante è un tempio e io sono il sacerdote" dice il critico Anton Ego, non tutti possono essere cuochi, figurarsi un topo. Ma alla fine imparerà che tutti possono cucinare e chi ha talento può diventare un grande cuoco. Anche un topo.
Ne riparlerò nella prossima puntata.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Mi sembra che prima di tutto sia grande cinema, con una regia strepitosa e una sceneggiatura di ferro. Poi è un bellissimo film sul cibo e sul suo fortissimo valore consolatorio. Il cibo 'veramente' buono è quello capace di regalarci le epifanie della nostra infanzia.
ps: piacere di conoscerti.

Andrea Ferrigno ha detto...

Mi sa che sei rimasta colpita anche tu dalla scena in cui il critico si ritrova nella cucina della mamma, pervasa dal profumo di ratatouille ;)

ps
Che bella sorpresa, il piacere è tutto mio!