martedì 21 luglio 2009

Decidere cosa è una Rosa


«O sei tu che sei larvatamente, geneticamente criptocattolico, e non riesci ad esulare dalla questione divina, e usare solo la tua testa e la tua esperienza della vita?»
Esmè nei commenti a un post precedente.


In nomine stat rosa pristina, nomina nuda tenemus.

Vent'anni fa, leggendo la frase che chiude Il nome della rosa, mi sentii sconsolato e solo. E anche un po' deluso, perché le pergamene trovate tra le macerie non contenevano un messaggio. Soprattutto m'inquietò il fatto che Adso non sapesse se la vita trascorsa
«contenga un qualche senso nascosto, e se più d'uno, e molti o nessuno». Mioddìo, nessun senso?

La rosa originaria è solo un nome. Abbiamo solo nudi nomi.
Ovvero: non esiste una rosa ideale nella mente di un Dio da usare come termine di paragone per definire tutte le rose. "Rosa Ideale" è solo un modo di dire, una comoda convenzione.
La rosa a stelo lungo è una Rosa. Ma Il fior di mandorlo (famiglia Rosaceae), quattro petali e un profumo inebriante, è una Rosa? La rosa canina è una Rosa? Una rosa blu e la rosa OGM a 32000K di colori, sono Rose?
Sta a noi decidere.

Questa cosa ha delle implicazioni.

Bene assoluto indica qualcosa di realmente esistente o è soltanto un modo di dire?
Uccidere un uomo è giusto? Perdìo, no! E uccidere il ladro che ti trovi in cucina nottempo? No, scherziamo? E uccidere un uomo che minaccia di ucciderti? E uccidere un uomo che tiene in ostaggio i bambini di un asilo? E se l'uomo in questione avesse in mano un Kalašnikov e fosse matto come un cavallo?
"Non uccidere" è una prescrizione molto semplice, tuttavia in certi casi non ci è di aiuto.
Lasciare che un matto uccida 100 bambini non equivale a ucciderli tu stesso?

Non esiste il Bene assoluto, si decide - tutti noi decidiamo - caso per caso.

Cinque anni fa rileggendo il finale de Il nome della rosa ho sentito un brivido di eccitazione lungo la schiena, come quella volta a quattordici anni.



A quattordici anni, in sella ad una vespa PK 50 XL rossa, in barba a tutti i divieti, uscii dalla città e m'inoltrai per decine di chilometri lungo una strada che attraversa un parco naturale: tornanti, salite, discese, paesaggio splendido. E se mi scoprono? 'Fanculo. Sono in grado di badare a me stesso. Glielo spiegherò. Un attimo dopo, sulla vespa PK 50 XL rossa, alla vertiginosa velocità di 53 Km/h (in discesa), elaborai questo assunto:

«Libertà non è fare quello che ti pare, libertà è scegliere e assumersene la responsabilità.»

Ne seguì una curiosa eccitazione fisica, stranamente non indotta dalla visione di pubblicazioni a carattere - ehm - erotico.

Cinque anni fa il finale de "Il nome della rosa" non mi deluse e non mi spaventò. Mi eccitò. Gli scenari che dischiude quel finale sono entusiasmanti. Affrontarli, privandosi - liberandosi - della guida di una presunta Entità Superiore, li rende anche eccitanti. La libertà è eccitante.



Certamente, m'è rimasta l'ossessione. Leggo la bibbia e mi pongo questioni curiose per un non credente sbattezzato. Tant'è. Qualcosa doveva pur restarmi appiccicato addosso.

5 commenti:

Esmé ha detto...

Saltabeccando di post in post, devo dire che invidio molto ai cattolici il senso del peccato, e le infinite possibilità di eccitazione, pur anche non indotte da pubblicazioni erotiche. La repressione favorisce enormemente il piacere , c'è poco da fare. L'edonismo (anche quello intellettuale) è duro da supportare senza l'ausilio di una sana educazione repressiva di base.

Andrea Ferrigno ha detto...

Ok. Senti, un tizio è stato in carcere per 14 anni. Poi esce e apprezza la libertà più degli altri. Ma questo farebbe di lui un criptocarcerato?!? :D :D

lector ha detto...

Esmé, è come la barzelletta di quello che comprava le scarpe due misure più piccole, cosicché torgliersele la sera equivaleva all'unica soddisfazione che la vita gli regalava ...
Come sul blog di Berlic, continuo a sostenere che il credere è molto spesso un rifiutarsi di crescere e di guardare in faccia la realtà ...

Esmé ha detto...

Be', se continua, dentro di sé, a ragionare da carcerato pur comportandosi da uomo libero, sì.

Lector, sul credere non mi pronuncio, perché sarebbe una mia aspirazione.

Però se a volte sì, può essere un modo per non affrontare la realtà, altre volte è una dimensione in più - la capacità di fede - che rende più grande una persona.

Andrea Ferrigno ha detto...

Questa te l'ho proprio servita.