Alcuni amici (come TedC, Antonio Pagliaro, Sauro e Maia) hanno pubblicato la lettera di Salvatore Borsellino e manifestato legittima indignazione per l'indifferenza dei media istituzionali.
Un po' mi vergogno, ma devo confessare che non riesco ad indignarmi più di tanto. Del resto questa lettera è ormai ovunque, se quelli di Repubblica o del Corriere non la pubblicano, be', peggio per loro: si dimostrano ogni giorno più lenti, goffi, affaticati dall'impossibile rincorsa.
Invece continuo a inveire (un po' come i vecchietti all'opera dei pupi*) quando in tv appare Pierangelo Buttafuoco. Nella puntata di ottoemezzo di ieri (puntata del 27 luglio, intitolata "Vietato vietare") ha posto due interessanti domande.
Ecco la prima.
Questa scultura è oggettivamente brutta, c'è poco da dire. Anzi, è ributtante.
Forse Buttafuoco intende l'arte come bellezza e armonia. Ma questa concezione di arte, oltre ad escludere Paolo Schmidlin, esclude anche gente come Picasso e Carvaggio. Che c'è di bello e armonioso nel San Geronimo di Michelangelo Merisi? Caravaggio si divertiva a fare le ughie cerchiate di nero ai suoi personaggi, altro che bello e armonioso. Buttafuoco si rassegni, non viviamo in un epoca classicista.
E poi, mi chiedo perché considerare quest'opera una attacco alla cristianità in toto. C'è un uomo nudo, privo di simboli di appartenenza. Questo è un attacco all'uomo, non al Papa.
Ma ecco la seconda domanda:
Perché è opportuno difendere i diritti di un artista blasfemo e non i diritti del cattolico offeso dall'artista blasfemo?
Perché viviamo in una società liberale che tutela sia i diritti del blasfemo che quelli dell'offeso. La mostra si tiene in un luogo chiuso e chi ne ha voglia paga il biglietto.
Ma in fondo lo so che Buttafuoco è un provocatore, io so che lui sa quanto sia arduo dare una definizione di opera d'arte. A chi invece non ci ha mai pensato, consiglio un librettino, La questione dell'arte di Nigel Warburton.
*che urlavano "curnutu, giuda!" all'apparire di Gano di Magonza.
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