«Ora faccio un po' di storia dei vigneti.
[...] A quei tempi (parlo del periodo prima della seconda guerra mondiale e di qualche anno successivo) in gran parte del paese specie in periferia, non esisteva la fognatura e si ovviava all'inconveniente con "i vutti" (carri bottino), che consistevano in botti con una larga apertura nella parte superiore, trainate da muli, ed erano di proprietà del Comune il quale vendeva il contenuto ai proprietari che ne facevano richiesta. Il pino Angelino Dierna spesso comprava questo concime.
Questi carri-bottino di notte giravano per il paese a raccogliere... quello che si metteva davanti la porta di casa in recipienti ad hoc. Per potere fare maturare questo concime, si comprava prima la spazzatura che i netturbini raccoglievano nelle strade, e si sistemava in modo da formare un grande quadrilatero, nel centro si versavano i carri-bottino e poi il tutto si copriva con altra spazzatura.
Il pino Angelino diceva che la vigna "'nfirucìa" dopo questa concimazione, cioè rendeva moltissimo.»
da Ricordi del tempo perduto, di Giovanna Paravizzini Dierna
[...] A quei tempi (parlo del periodo prima della seconda guerra mondiale e di qualche anno successivo) in gran parte del paese specie in periferia, non esisteva la fognatura e si ovviava all'inconveniente con "i vutti" (carri bottino), che consistevano in botti con una larga apertura nella parte superiore, trainate da muli, ed erano di proprietà del Comune il quale vendeva il contenuto ai proprietari che ne facevano richiesta. Il pino Angelino Dierna spesso comprava questo concime.
Questi carri-bottino di notte giravano per il paese a raccogliere... quello che si metteva davanti la porta di casa in recipienti ad hoc. Per potere fare maturare questo concime, si comprava prima la spazzatura che i netturbini raccoglievano nelle strade, e si sistemava in modo da formare un grande quadrilatero, nel centro si versavano i carri-bottino e poi il tutto si copriva con altra spazzatura.
Il pino Angelino diceva che la vigna "'nfirucìa" dopo questa concimazione, cioè rendeva moltissimo.»
da Ricordi del tempo perduto, di Giovanna Paravizzini Dierna
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